LA PITTURA-COLORE
Federica M.L. Mereu proviene da una famiglia di artisti. Da sempre coltiva la passione per l’arte e frequenta gli studi di pittura di alcuni artisti dai quali impara a dipingere. Nel 1997 si laurea in Sociologia e per alcuni anni lavora nella Cooperazione Internazionale. Nascono così gli studi sul tema dei profughi: gruppi di uomini e donne in eterna attesa. Anche i più umili sono rappresentati come re e regine, ritratti in atteggiamenti altèri, colti in attimi di silenzio grave, uniti dalla composizione del dipinto ma divisi e soli nei propri pensieri. Le donne poi, ritratte nei bei costumi tradizionali, ricorrono in molti dipinti e suggeriscono un discorso molto appassionato sulla femminilità e sul suo ruolo positivo nella storia. L’interesse per un altro tema classico, il ritratto, è ispirato dall’amore per la pittrice messicana Frida Kalho. Nel corso della sua ricerca pittorica Mereu affronta diversi temi: le nature morte, libera esplosione del colore e celebrazione dei frutti della terra, le originalissime orchestre jazz, caratterizzate dalle atmosfere morbide, dai colori caldi e dai forti contrasti di luce dei palcoscenici. Dal profano, si appassiona poi al tema sacro, divenuto anche occasione di meditazione sui passi biblici rappresentati. L’artista ripropone i soggetti classici dell’arte altomedievale reinterpretandoli in chiave moderna e mette in scena, come fosse una preghiera, figure allungate e statiche che sembrano ritagliate e appoggiate sulla tela: santi, cavalieri, cardinali, principi e madonne troneggiano senza movimento in posa aristocratica o sfilano in processione con passo elegante. Sullo sfondo una scenografia teatrale senza tempo. “Pittura-colore”, così denomina questa sua prima fase di sperimentazione artistica. E’ il colore, infatti, luminoso e brillante, l’anima e la struttura sulla quale costruisce i suoi dipinti. Il lavoro di Federica Mereu, che concepisce l’arte come modello di bellezza ed armonia, vuole esprimere l’esaltazione della dignità umana e dei più alti valori etici.
Federica M.L. Mereu proviene da una famiglia di artisti. Da sempre coltiva la passione per l’arte e frequenta gli studi di pittura di alcuni artisti dai quali impara a dipingere. Nel 1997 si laurea in Sociologia e per alcuni anni lavora nella Cooperazione Internazionale. Nascono così gli studi sul tema dei profughi: gruppi di uomini e donne in eterna attesa. Anche i più umili sono rappresentati come re e regine, ritratti in atteggiamenti altèri, colti in attimi di silenzio grave, uniti dalla composizione del dipinto ma divisi e soli nei propri pensieri. Le donne poi, ritratte nei bei costumi tradizionali, ricorrono in molti dipinti e suggeriscono un discorso molto appassionato sulla femminilità e sul suo ruolo positivo nella storia. L’interesse per un altro tema classico, il ritratto, è ispirato dall’amore per la pittrice messicana Frida Kalho. Nel corso della sua ricerca pittorica Mereu affronta diversi temi: le nature morte, libera esplosione del colore e celebrazione dei frutti della terra, le originalissime orchestre jazz, caratterizzate dalle atmosfere morbide, dai colori caldi e dai forti contrasti di luce dei palcoscenici. Dal profano, si appassiona poi al tema sacro, divenuto anche occasione di meditazione sui passi biblici rappresentati. L’artista ripropone i soggetti classici dell’arte altomedievale reinterpretandoli in chiave moderna e mette in scena, come fosse una preghiera, figure allungate e statiche che sembrano ritagliate e appoggiate sulla tela: santi, cavalieri, cardinali, principi e madonne troneggiano senza movimento in posa aristocratica o sfilano in processione con passo elegante. Sullo sfondo una scenografia teatrale senza tempo. “Pittura-colore”, così denomina questa sua prima fase di sperimentazione artistica. E’ il colore, infatti, luminoso e brillante, l’anima e la struttura sulla quale costruisce i suoi dipinti. Il lavoro di Federica Mereu, che concepisce l’arte come modello di bellezza ed armonia, vuole esprimere l’esaltazione della dignità umana e dei più alti valori etici.
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